Namibia

Viaggio in aereo e pick-up con le tende

(15 agosto – 2 settembre 2019) – 5 adulti

Gio 15/08/2019 – Viaggio in auto e in aereo

Partenza da Milano Malpensa con il volo delle 14,30 (Lufthansa) per Francoforte dove ritiriamo velocemente i nostri tre zaini e due trolley (perché cambiamo compagnia aerea) e prendiamo il treno “skyline” che ci porta al terminal 2 dove facciamo il check-in per il secondo volo delle 20,10 (Namibian Airlines) per Windhoek, la capitale della Namibia. A bordo il cibo è abbastanza buono ma non funzionano i monitor: niente musica, film, giochi ed intrattenimenti vari. Ed anche i soliti gadget (mascherina, tappi, ecc.) non vengono forniti (solo coperta e cuscino).

Ven 16/08/2019 – Windhoek (Katutura)

Atterriamo in orario ma ci sono solo 7 gradi! Ritiriamo le valige e, dopo aver cambiato un po’ di euro (conviene farlo in aeroporto) ed aver preso una SIM locale, uno dei ragazzi dell’autonoleggio ci porta in mezz’ora dove abbiamo prenotato un pick-up Toyota Hilux. Le operazioni di noleggio sono un po’ lunghe perché ci devono spiegare un sacco di cose, sia relative all’auto (forature, rifornimenti, …) che all’equipaggiamento per il campeggio (montaggio tende, frigo, fornelli, …). Da lì andiamo al campeggio “Urban Camp” di Windhoek, prendendo confidenza con la guida a sinistra ed il mezzo con cambio automatico, dove ci aspetta la nostra guida. E’ un abitante della baraccopoli Katutura della città; ci porta a visitare con un furgone qualche punto caratteristico di Windhoek (per altro abbastanza insignificante) e ci racconta la vita misera ed ingiusta delle varie etnie nere relegate a vivere a Katutura e che sono in perenne conflitto tra di loro. In Namibia pochi neri riescono a mandare i figli a scuola perché è a pagamento e non possono permetterselo, l’economia del paese (diamanti, minerali, petrolio,…) è tutta in mano ai tedeschi (ex colonizzatori dopo gli inglesi) ed ai vertici della politica ci sono namibiani neri pare molto corrotti. Visitiamo con lui qualche zona delle baraccopoli (divise per etnie) che sono molto deprimenti soprattutto perché prive di corrente elettrica e di acqua. L’erogazione di acqua potabile avviene, a pagamento, in un unico posto che dista quindi tantissimo per la maggior parte dei residenti perché Katutura è vastissima. Letteralmente il suo nome significa “il posto dove la gente non vuole stare”. Le casette sono tutte in lamiera, poverissime e piene di bambini sporchi e stracciati ma sempre allegri. La percentuale di sieropositivi della zona è altissima. Andiamo anche a casa della nostra guida (è sposato con tre figli) e gli lasciamo qualche foto (stampate con una stampantina portatile) che lo rendono felicissimo. Per pranzo ci accompagna a mangiare presso un mercato frequentato solo dai residenti, dove assaggiamo i loro cibi tipici: pezzetti di scarso valore, ma ottimi, di carne di manzo alla griglia con una specie di polentina bianca e pane dolce fritto. Si attinge il tutto con le mani dallo stesso piatto e alla fine le si lavano in un catino con acqua ed uno straccetto. Si spera di sopravvivere a questa prima esperienza di contatto coi germi locali! Al mercato assaggiamo anche dei “bacherozzi” arrostiti che per loro sono fonte di proteine in mancanza di carne vera e propria. Tornati al campeggio ci sistemiamo in una bellissima piazzola. Abbiamo a disposizione una grande tenda da posizionare in terra ed altre due più piccole che si aprono sul tetto del pick-up con due letti matrimoniali comodi. Notte in campeggio molto fredda ma siamo a 1650 metri di altitudine.

Sab 17/08/2019 – Sesriem Canyon

Oggi viaggiamo per più di 300 km, quasi tutti di sterrato, alla volta del deserto del Namib nella zona di Sossusvlei con le sue bellissime e famose dune di sabbia rossa. Lungo la strada abbiamo visto i primi animali in libertà: babbuini, facoceri, orici e gli enormi nidi di paglia appesi agli alberi ed abitati da innumerevoli uccellini. Lo sterrato è percorribile ma non consente certo di andare veloce. Per pranzo ci fermiamo a mangiare la famosa “apple pie” presso “Solitaire”, lungo la strada. Raggiungiamo quindi il campeggio “Sesriem Camp” che si trova all’interno del parco del deserto e che abbiamo scelto perché consente di accedere alle dune un’ora prima dell’apertura della sbarra per gli ospiti esterni (cioè alle 6,30), e di conseguenza anche di rimanervi un’ora dopo a fine pomeriggio. Gli orari di apertura e chiusura dei cancelli, per chi sosta all’interno del parco, variano a seconda delle stagioni ma sono all’incirca un po’ prima dell’alba ed un po’ dopo il tramonto (per chi sosta fuori bisogna aggiungere un’ora al mattino e sottrarre un’ora al pomeriggio). Come prima cosa andiamo a vedere il Sesriem Canyon dove facciamo una passeggiata poco prima del tramonto. E’ lungo circa un chilometro e profondo fino a 30 m. Lo ha creato il fiume Tsauchab, asciutto per gran parte dell’anno, scavando la roccia sedimentaria. In afrikaans Sesriem significa “sei cinghie”, infatti i primi coloni dovevano usare un sistema di sei cinghie per estrarre l’acqua dal fondo della gola. In alcuni tratti il canyon è molto stretto, fino a 2 metri, e sono presenti pozze d’acqua. Tornati in campeggio ci sistemiamo nella nostra piazzola sotto un albero e con enormi spazi vuoti attorno. Tra le tende vediamo aggirarsi persino un grosso orice. Acquistiamo della carne e grigliamo. Quasi tutti i campeggi sono dotati di molti barbecue, vendono carne e legna, sono quasi sempre illuminati pochissimo o completamente bui per cui ci si sposta, e si cena, con la lampada frontale. Dopo aver mangiato, ormai al buio, vediamo aggirarsi nel camping (che non è completamente recintato) anche uno sciacallo. L’orice invece è venuto a pascolare attorno alla tenda durante la notte.

Dom 18/08/2019 – Sossusvlei

Ci alziamo prestissimo per trovarci all’apertura del cancello del parco tra i primi. La strada che conduce alle dune è asfaltata per una sessantina di chilometri cioè fino al parcheggio nei pressi della famosa Dead Vlei da dove si può proseguire solo con la navetta oppure con un mezzo 4×4: la strada diventa infatti una pista sabbiosa. Noi percorriamo la strada asfaltata e giunti alla pista sgonfiamo un po’ gli pneumatici, inseriamo il 4×4, e proseguiamo per gli ultimi 6 chilometri fino a raggiungere il parcheggio finale. Da lì si può salire sulla duna più alta del parco, il Big Daddy (390 metri) e raggiungere la Dead Vlei con la sua piana bianchissima, gli alberi scheletrici vecchi di 500 anni e le dune rosse come contorno. La salita a piedi al Big Daddy è faticosa per via della sabbia ma, partendo la mattina presto, perlomeno non fa ancora caldo. Il panorama da lassù è stupendo! La discesa verso la Dead Vlei la facciamo lasciandoci semplicemente scivolare in corsa lungo le pareti sabbiose molto ripide: divertentissimo. Giunti nella depressione bianchissima della Dead Vlei scattiamo, come tutti, un sacco di foto, alcune molto divertenti perché si può approfittare degli strani effetti speciali che offre la prospettiva alterata del luogo. Il paesaggio è veramente unico. Rientriamo in campeggio a riprenderci un po’ perché a mezzogiorno il caldo si fa veramente sentire. Il camping comprende anche una piscina. I servizi in generale sono un po’ scadenti: il WiFi in questi giorni non funziona, il negozio ha pochissima merce, i bagni sono un po’ antiquati e l’acqua è veramente scarsa. La posizione però, all’interno del parco e senza recinzione, lo rende comunque attraente e con un bellissimo cielo stellato con la via lattea molto appariscente. Verso fine pomeriggio andiamo a fare la spesa nel negozietto che si trova accanto al distributore appena fuori dal parco, un po’ più fornito. Andiamo quindi alla Duna 45 fino al tramonto: bella e un po’ meno frequentata a quest’ora. Lungo la strada si vedono orici e springbok oltre a diversi uccelli.

Lun 19/08/2019 – Sossusvlei

Oggi ci alziamo di nuovo prestissimo (verso le 5,10) e, appena aperto il cancello, andiamo subito alla Duna 45, che dista appunto 45 km dal campeggio, per salirvi in cima a vedere l’alba (insieme a molta altra gente). Proseguiamo poi fino al termine della strada asfaltata e a piedi (per circa 2 km) raggiungiamo la Hidden Vlei, una depressione simile alla Dead Vlei, meno bella, ma assolutamente solitaria ed immersa nelle dune del deserto dove incontriamo anche un orice a passeggio: molto suggestivo! In pomeriggio proviamo ad andare a vedere la duna Elim, vicina al campeggio (chilometro 4,5), ma scopriamo che c’è da camminare per 1300 metri e non sembra bellissima così ci spostiamo alla bella Duna 40 (poco prima della Duna 45), con parcheggio. Rimaniamo lì in solitudine fino al tramonto: molto bello! Lungo la strada vediamo degli struzzi ed un grosso branco di orici con i piccoli che ci attraversa la strada. Poco lontano dalle tende, in campeggio, questa sera invece sono arrivati gli springbok a pascolare.

Mar 20/08/2019 – Swakopmund

Stanotte una bella tempesta di sabbia ci ha tenuti svegli. Con un po’ di fatica e sabbia ovunque smontiamo il campo base e alle 7,30 (prima non è possibile) lasciamo il campeggio. Praticamente sempre su strade sterrate raggiungiamo Walvis Bay (315 km) e subito dopo la zona di Swakopmund dove il deserto del Namib è costituito da bellissime dune gialle senza un filo d’erba. Oggi lungo la strada abbiamo: attraversato il mitico Tropico del Capricorno, visto 5 giraffe e 2 zebre in libertà, forato due pneumatici e rotto il bullone di una ruota. Poco prima di Swakopmund abbiamo effettuato un’escursione in quad di un’ora e mezza (prenotata da casa presso Daredevils) che si è rivelata molto bella non solo perché indubbiamente divertente ma anche perché ci ha consentito di vedere luoghi del deserto che a piedi sarebbe stato impossibile raggiungere. Per la notte siamo finalmente alloggiati in una bella casa a Swakopmund (Hoabeb Residence): enorme (3 bagni e 3 camere matrimoniali), accogliente e moderna.

Mer 21/08/2019 – Sandwich Harbour

Oggi andiamo a fare una gita giornaliera in jeep 4×4 sulle dune del deserto di Sandwich Harbour (prenotata da casa con Turnstone Tour) che si trova poco più a sud di Walvis Bay. Il nostro autista è un tedesco nato in Namibia che inizialmente ci conduce a Walvis Bay, poi fiancheggiando l’oceano ci porta a vedere le saline, una marea di fenicotteri, pellicani, qualche otaria in acqua ed anche due sciacalli. Si percorre una pista sabbiosa proprio in riva all’oceano (c’è bassa marea) e una volta arrivati alla zona delle dune più alte, che letteralmente si gettano nell’oceano, facciamo una breve passeggiata a piedi nudi. Salendo sulle dune si gode di un fantastico panorama sull’oceano e sulla laguna sottostante ma sarebbe stato meglio tenere le scarpe perché è mezzogiorno e la sabbia ustiona! Tornati alla jeep ci viene servito un ottimo picnic in riva al mare a base di cibi casalinghi e bevande ghiacciate. Sia nel percorso di andata che in quello di ritorno l’autista fa delle deviazioni sulle dune per farci provare l’emozione di percorrere salite e discese vertiginose in jeep, in un paesaggio sabbioso spettacolare. Al ritorno vediamo una numerosissima colonia di cormorani neri ma non ci fermiamo: bisogna affrettarsi perché quando sale la marea la pista non è più percorribile. Per la notte abbiamo prenotato in un’altra casa sempre a Swakopmund (Swakopmund Desert Sands Boutique B&B), anche questa molto bella. Per cena andiamo in un buon ristorante che ci ha consigliato l’autista, vicino al molo (The Tuk). Stasera c’è vento, fa decisamente freddo e si sta alzando un po’ di nebbia. Non dobbiamo lamentarci però perché oggi è stata una stupenda giornata di sole come se ne vedono meno di dieci all’anno in questa zona nota per la nebbia e l’umidità.

Gio 22/08/2019 – Spitzkoppe

Oggi decidiamo di saltare la deviazione per Cape Cross dove si trova la grandissima colonia di puzzolentissime otarie (con qualche tentennamento perché forse meritava) ed andiamo direttamente allo Spitzkoppe (151 km) con una strada in gran parte asfaltata. Arrivati sul posto notiamo subito molte capannine fatte con le lattine vuote delle bibite e diversi banchetti di poverissimo artigianato locale, realizzato soprattutto con pietre colorate del posto. Acquistiamo qualche souvenir, regaliamo arance e giochini e ci sistemiamo nel gigantesco campeggio ai piedi del monte Spitzkoppe, detto il “Cervino della Namibia”. All’interno del campeggio si può scegliere la piazzola libera che si preferisce (tutte dotate di barbecue, bidone per la spazzatura, focolare per allontanare gli animali e scaldarsi la sera, WC in un casotto di canne ma niente acqua e neanche corrente elettrica). All’ingresso del campeggio (molto lontano dalle piazzole) ci sono un paio di docce all’aperto, i servizi igienici con due lavandini ed un bar/ristorante. Nonostante sia spartano, il posto è veramente molto suggestivo: incastonato tra rocce levigate e rossicce, immerso nel silenzio più assoluto (a parte i versi di uccelli e procavie) e la notte con un fantastico cielo stellato dove per orientarsi si guarda la Croce del Sud al posto della Stella Polare. Dopo esserci sistemati andiamo a vedere con due guide locali diverse le pitture rupestri dei Boscimani che abitavano la zona all’età della pietra: interessanti. I luoghi delle incisioni sono due: uno si raggiunge con una breve arrampicata sulla roccia (un po’ ripida ma fornita di catena per aiutarsi), l’altro (Bushman’s Paradise) è tutto in piano. Autonomamente andiamo poi a vedere anche le rocce della cosiddetta “pool” cioè dove, quando piove, si raccoglie l’acqua in una specie di piscina. A proposito di acqua, abbiamo saputo che l’ultima stagione delle piogge in Namibia è stata nel 2011! Molto bello passeggiare ed arrampicarsi sulle tonde rocce rosse che compongono il paesaggio e che offrono un bel panorama sullo Spitzkoppe e dintorni. Per il tramonto andiamo al famoso “arco di roccia” a fare le suggestive foto di rito. In campeggio abbiamo acquistato la legna per il fuoco serale che rende ancora più affascinante il posto.

Ven 23/08/2019 – Organ Pipes, Twyfelfontein, Palmwag

Smontiamo il nostro campo base e viaggiamo fino alla zona vulcanica delle Organ Pipes che sono strane rocce verticali di basalto simili appunto a canne d’organo. In zona si ammira anche una curiosa “montagna bruciata” costituita da lava nera e colorata (Burnt Mountain). Per l’accesso ad entrambi i siti si paga un modestissimo biglietto d’ingresso ma non si viene accompagnati. Proseguiamo quindi il viaggio fino a Twyfelfontein (235 km dallo Spitzkoppe) dove, con una guida, andiamo a vedere le incisioni rupestri dell’etnia Damara al tempo della pietra: molto interessanti. Lungo il viaggio abbiamo visto diverse bancarelle con poverissimi souvenir in vendita e donne o bambini che ci invitavano con gesti plateali a fermarci per comperare qualcosa o semplicemente dar loro cibo e acqua. Sono tutti molto poveri e vivono in baracche di lamiera e legno, scalzi, sporchi e malvestiti. E’ la Namibia dei neri, ben diversa da quella dei bianchi (soprattutto tedeschi) che vivono nelle loro case in muratura recintate col filo spinato… Sempre lungo la strada ci siamo fermati per una visita alla ricostruzione di un villaggio Damara dove è possibile, con l’aiuto di una guida, capire e vedere come vivevano fino a non molto tempo fa: realizzazione di bigiotteria coi gusci di uova di struzzo, passatempi, confezionamento di abbigliamento con pelli di animali, cucina, balli, lavorazione del ferro, produzione della birra, utilizzo di erbe medicinali, accensione del fuoco coi bastoncini, ecc. Il posto si chiama Damara Living Museum e si possono fare foto e filmati.
Lo sterrato che percorriamo oggi è veloce ma poco prima del campeggio di Palmag (altri 108 km), dove siamo diretti, foriamo per la terza volta. Il campeggio (Palmwag Lodge & Campsite) è bello e selvaggio, con addirittura un elefante che vive nei paraggi e che qualche volta si è pure aggirato tra le tende. Facciamo subito una riunione di gruppo con la guida che domani ci porterà a cercare di vedere i rinoceronti neri della foresta e poi ceniamo in campeggio (che ha finalmente il WiFi).

Sab 24/08/2019 – Palmwag, Opuwo

Partenza alle 6 con tre grosse jeep scoperte, alla ricerca dei rinoceronti selvaggi insieme a due ranger e a diverse guide. Ne avvistiamo uno e lo avviciniamo dapprima con le jeep e poi a piedi in assoluto silenzio. E’ un maschio dal nome Speedy (qui sono tutti catalogati) che si lascia fotografare per un po’ ma che poi si sdraia e si addormenta. Proseguiamo, sempre con le jeep, nelle zone circostanti ma avvistiamo pochi animali: zebre, avvoltoio, impala, kudu, uccelli. Facciamo una sosta nel “bush” per la colazione che ci hanno preparato: buona, abbondante e soprattutto “namibiana” (carne secca, frutti esotici, …). L’escursione dura un bel po’ su piste che definire “impervie” è assolutamente corretto, ma l’autista è un fenomeno. Tornati al campeggio un po’ delusi perché ci aspettavamo di più in quanto ad avvistamenti (ma qui gli animali sono veramente selvaggi…), riprendiamo il nostro viaggio, sempre su strade sterrate, fino a raggiungere la zona dell’etnia Himba (237 km). Durante la strada vediamo 4 giraffe, uno struzzo, impala, asini, mucche ed un’infinità di capre. Sempre a bordo strada diversi bambini ci fanno segno di fermarci per avere un po’ di cibo: anche qui vivono in baracche costruite in mezzo al nulla. In particolare ad Opuwo, dove si vedono molti Himba in costume tipico, si viene circondati da una marea di bambini schiamazzanti ed elemosinanti. Raggiunto il campeggio che abbiamo prenotato da casa e che si trova poco oltre (ad Omungunda), scopriamo di essere gli unici clienti del posto: fantastico! Il campeggio è spartano ma pulito, senza recinzione, si sentono gridare le scimmie, un enorme baobab ci guarda dalle rocce poco distanti e i bambini del custode del posto ci fanno subito compagnia. Acquistiamo legna, ceniamo, e dopo quattro chiacchiere attorno al fuoco, andiamo a dormire. Notte un po’ fredda con le scimmie che sono venute a rovistare nella nostra immondizia…

Dom 25/08/2019 – Opuwo, Etosha

 

Questa mattina andiamo con una guida Himba a visitare il suo villaggio che si trova in un momento particolare perchè da più di una settimana sono in corso le cerimonie funebri di due anziani del posto. La guida ci fa strada con il suo camion lungo una pista sterrata che conduce ad un villaggio strapieno di Himba, venuti nei giorni precedenti dai villaggi vicini, e che oggi parteciperanno alla sepoltura dei due anziani. Il luogo è pieno di tende e di focolari per la cottura di cibi vari, soprattutto mucche (pare ne abbiano uscisse 30 per l’occasione). Gli Himba mangiano soprattutto carne. Il villaggio di solito conta 80 persone ma oggi ce ne sono circa 200 e molte in abiti tradizionali. Le donne si colorano la pelle di ocra rossa con cui impastano anche i capelli suddivisi in treccine, tengono il seno scoperto e indossano un gonnellino di pelle; i maschi hanno anch’essi gonnellino e sandali di pelle di mucca ma in mano tengono un bastoncino. Sia i maschi che le femmine amano adornarsi con bigiotteria varia. Oltre agli Himba sono presenti anche molti Herero, l’etnia primaria che da un suo ramo ha fatto appunto discendere gli Himba. Gli Herero sono vestiti con abiti in stile vittoriano, retaggio della colonizzazione tedesca: gli uomini indossano un completo europeo mentre le donne vistosissimi abiti ampi con un copricapo triangolare. La guida ci mostra come vive la sua tribù, ci presenta il capo del villaggio e ci fa pure assaggiare la carne che hanno appena cucinato. Noi lasciamo giochini ai bambini e graditissime fotografie agli adulti. Tutti si dimostrano simpatici e cordiali. L’atmosfera non è propriamente da funerale forse anche perché i due anziani che sono mancati avevano più di 90 anni. Terminata l’interessantissima visita a questo villaggio, partiamo alla volta del parco Etosha, fermandoci però a fare spesa a Opuwo dove non possiamo evitare la marea di bambini che ci attende al varco non appena avvistata l’auto con bianchi a bordo. Alcuni sono assillanti, altri semplicemente ti salutano e ti circondano in modo affettuoso. Poco prima di arrivare ad Etosha (228 km) c’è un controllo veterinario da passare perché è vietato portare carne cruda da nord verso sud per evitare il diffondersi di epidemie tra gli animali. Morale della favola… ci sequestrano 4 belle confezioni di salsicce che avremmo volentieri grigliato la sera! Entrati nel parco incontriamo subito qualche elefante ed altri animali ed una raggiunto il nostro piccolo camping (Ethosha Olifantsrus), vediamo, presso la pozza d’acqua con un bell’osservatorio sospeso, un bel rinoceronte vicinissimo e che si trattiene un bel po’ perché non sa di essere osservato. Dopo aver cenato torniamo alla pozza e stavolta un secondo rinoceronte lo guardiamo ancora più da vicino attraverso la parete di vetro dell’osservatorio, nel piano semi-interrato. I campeggi del parco Etosha sono tutti circondati da rete elettrificata per impedire l’accesso agli animali. Notte fredda.

Lun 26/08/2019 – Etosha

Oggi, dopo aver visto l’alba dall’osservatorio del camping, gironzoliamo per il parco in cerca di animali. Ci spostiamo seguendo con una cartina le pozze d’acqua segnalate e ancora attive perché è lì che gli animali si recano a bere, soprattutto all’alba e al tramonto. Ne vediamo tanti, in particolare due rinoceronti, elefanti, giraffe, zebre, gnu, springbok, ecc. Prima del tramonto, come prevedibile, abbiamo avvistato la maggior parte degli animali di grossa taglia. Stasera dormiamo nel campeggio Halali, grande e ben organizzato. La sua pozza per gli animali dista 10 minuti a piedi ed è molto frequentata (anche da rinoceronti). Sul quaderno degli avvistamenti presente nei vari campeggi viene espressamente richiesto di non menzionare gli avvistamenti di rinoceronti per non dare indizi ai bracconieri.

Mar 27/08/2019 – Etosha

Anche oggi sveglia presto (alle 6,15) e si parte per il safari. Percorriamo subito la “Rhino drive” che si rivela assolutamente priva di animali. Verso fine mattina invece alla pozza “Rietfontein” avvistiamo un sacco di animali tra cui una cinquantina di elefanti, adulti e cuccioli, che bevono, fanno il bagno, litigano: bello spettacolo! In pomeriggio avvistiamo ancora rinoceronti e da molto lontano un leopardo che dorme sotto un albero su cui ha issato uno springbok che ha catturato. Più tardi vediamo anche 5 leoni, femmine e cuccioli, che dormono come sassi vicino alla strada. Stasera siamo nel campeggio Okaukuejo, il più grande del parco, ben organizzato anche questo, con WiFi (a pagamento), un benzinaio ma nessuna possibilità di prelievo contante. Nella pozza d’acqua del camping vediamo: giraffe, elefanti, rinoceronti, sciacallo, iena ed anche un coniglio.

Mer 28/08/2019 – Etosha

Terza giornata di safari con avvistamento di due belle leonesse, diversi elefanti e un facocero ma non siamo più riusciti a vedere il leopardo intravisto il giorno prima e nemmeno un leone maschio o un ghepardo. Oggi andiamo a vedere da vicino anche l’Etosha Pan che è una depressione salina, bianchissima, che si estende per circa 5000 km². Probabilmente nell’antichità era un lago e tuttora, durante la stagione delle piogge, si trasforma in un lago salato poco profondo. Il nome del parco Etosha deriva proprio da questa depressione infatti letteralmente significa “grande luogo bianco”. Per la quarta notte sostiamo nel bel campeggio di Namutoni dominato da un bianchissimo forte tedesco.

Gio 29/08/2019 – Nhoma

Oggi usciamo dal parco ed affrontiamo 444km (quasi tutti di asfalto) alla volta di Nhoma, in terra di boscimani. Solo l’ultimo tratto del viaggio è su sterrato e gli ultimi 20km su pista da fare in 4×4. Il piccolo campeggio (Nhoma Safari Camp), prenotato anch’esso da casa, è immerso in un bosco, lontano da tutto e molto suggestivo. Ci sono servizi con doccia, WiFi e soprattutto si mangia bene dai gestori. All’arrivo in campeggio veniamo accolti da quella che sarà la nostra guida boscimane che ci serve bibite ghiacciate e ci fornisce la legna per il fuoco serale. Dopo cena, invece, ci accompagna a piedi al villaggio dei boscimani, vicinissimo al campeggio, per assistere ad una danza tribale per la guarigione di un bimbo malato (immaginiamo e speriamo solo a fini turistici). Un paio di guaritori in perizoma e perline danzano in modo frenetico attorno al fuoco, al ritmo scandito con mani e legnetti da una dozzina di donne che cantano. Nei vari passaggi della danza si vedono episodi di “trance” dei guaritori ed un passarsi di sigarette ed unguenti misteriosi. Tutto molto suggestivo e veramente “fuori dal mondo” per il nostro modo di intendere la medicina. Non si capisce se il tutto sia solo a favore di turisti o se questo genere di riti sia ancora attuale. Diversi bambini assistono seduti a terra, parlottando e sghignazzando tra loro come tutti i bambini del mondo. Il giorno dopo ci siamo informati sulla condizione del bimbo malato e ci è stato detto che stava bene…

Ven 30/08/2019 – Nhoma

Subito dopo colazione (in stile internazionale), partiamo a piedi con la guida locale e 3 boscimani, in perizoma e faretra, per una battuta di caccia nel “bush”. In realtà non si caccia nulla però ci vengono insegnate molte cose: come cercare sotto terra una grossa radice piena di liquido (da cui dissetarsi), come accendere il fuoco con i legnetti, come costruire una trappola per gli uccelli, come stanare un istrice, come riconoscere le tracce degli animali sul terreno (scimmia, pitone, coniglio). Rientrati in campeggio fotografiamo i tre boscimani che apprezzano molto il regalo della foto, soprattutto il più anziano che vediamo in tutte le attività del villaggio (guaritore, cacciatore, artigiano, giocatore). Pranziamo ed in pomeriggio andiamo al loro villaggio per portare cibo, comprare souvenir, regalare giochini ai bimbi ed assistere alla costruzione di una freccia (che ci verrà poi regalata). Sempre per i turisti alcuni boscimani eseguono un paio di giochi della loro tradizione dove si sfidano i maschi contro le femmine. I boscimani ci sono sembrati un popolo di gente allegra anche se vive purtroppo tra sporcizia e povertà.

Sab 31/08/2019 – Grootfontein (Hoba), Okahandja

Oggi smontaggio tende, colazione, mance, saluti e si riparte alla volta del più grande e più pesante meteorite caduto sulla terra. Si trova ad Hoba, vicino a Grootfontein, ed è costituito per l’84% da ferro. Pare sia caduto sulla terra circa 80.000 anni fa. Sul posto c’è anche un’area picnic. Ripartiamo quindi alla volta di Okahandja (661 km) dove abbiamo prenotato una casa. Lungo la strada, finalmente asfaltata, vediamo tantissimi facoceri. Okahandja è rinomata soprattutto per la presenza di un grande mercato dell’artigianato namibiano (soprattutto in legno) che si trova sia all’ingresso che all’uscita della città. La casa che ci ospita (Okahandja Guesthouse) è grande, con posto auto, dotata di tutto il necessario (compresi diversi generi alimentari) e WiFi. I proprietari sono una coppia di tedeschi con alcuni pappagalli in gabbia nel cortile. Oggi siamo anche noi circondati dal filo spinato…

Dom 1/09/2019 – Okahandja, Windhoek, viaggio

Iniziamo la giornata girovagando tra le bancarelle di artigianato della città. La maggior parte degli oggetti in vendita sono di legno e ben fatti. Essendoci pochissimi turisti, veniamo subito letteralmente assaliti dai venditori che ci impediscono di vedere con calma le cose in vendita (peraltro abbastanza simili tra loro). Bisogna assolutamente contrattare il prezzo, e anche di molto, perché quello richiesto inizialmente è veramente esagerato. Per loro la contrattazione è d’obbligo. Non parlando bene inglese incidono leggermente il prezzo richiesto direttamente sulla loro pelle scura usando qualcosa di appuntito. In una bancarella abbiamo conosciuto una signora che aiuta i bambini bisognosi della zona fornendo loro cibo e vestiti; le abbiamo così lasciato tutti gli alimenti che avevamo ancora nell’auto. Dopo il mercato ci siamo spostati all’Ombo Rest Camp, 12 km circa a nord di Okahandja, dove c’è un allevamento di struzzi ed altri animali che si possono avvicinare e nutrire. Si paga un ingresso e si dà il mais agli struzzi, si vede un coccodrillo, un enorme facocero, alcune zebre, giraffe, springbok e waterbok. Decidiamo di pranzare nel loro ristorante dove si può mangiare carne di animali per noi “esotici”: buono. Infine raggiungiamo Windhoek (82 km) dove facciamo una passeggiata in centro e scopriamo che anche qui ci sono esposti i frammenti di un meteorite (Gibeon) caduto in Namibia in epoca preistorica. Restituiamo quindi il pick-up (4185 km percorsi, la maggior parte su sterrato) e ci accompagnano infine in aeroporto dove prendiamo il volo per Francoforte delle 21.35 (Namibian Airlines), in orario ma sempre con monitor non funzionanti e con cibo pessimo stavolta.

Lun 2/09/2019 – viaggio

Ritiro bagagli e cambio aereo a Francoforte dove la blasonata Lufthansa lascia a terra uno dei nostri zaini. A Milano, infine, ci dirigiamo in auto a casa meravigliandoci di quanto sia “verde” la nostra Italia!

3 commenti su “Namibia”

  1. Ciao, mi sono imbattuta in questo post perchè sto cercando info x un “miniviaggio” in Namibia. l’idea è quella di affittare un pickup con tenda.
    Secondo la tua esperienza è meglio prenotarlo dall’Italia o è fattibile farsi fare dei preventivi all’arrivo?
    E’ obbligatorio cmq pernottare nei campeggi o ci si può fermare vicino alle aree da visitare aprire la tenda e campeggiare?
    Grazie in anticipo
    Sonia

  2. Secondo me è meglio prenotare dall’Italia (soprattutto se si viaggia in alta stagione) perchè noi avevamo faticato a trovare. Il campeggio libero sarebbe vietato…

  3. Ciao siamo una famiglia di 4 adulti e stiamo raccogliendo info sulla Namibia con una 4×4 tendata.
    Ma quanto freddo fa di notte? I sacchi a pelo sono sufficienti o bisogna portare altro da casa?
    Si dorme tipo su dei materassini da mare meglio o peggio?
    Ho letto che avete forato due pneumatici nel deserto ma si trovano dei riparatore x viaggiare più tranquilli?
    Grazie in anticipo e buon fine anno

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